CHUCK SCHULDINER
Sapete, le nostre biografie si basano su band
sciolte, band che hanno dato tutto ma che per un motivo o per un altro hanno
dovuto appendere gli strumenti al chiodo.
Quella di cui parleremo questa volta è una delle
più famose e delle più importanti metal bands della storia. Una band che basa
la sua intera storia su un unico musicista: Chuck Schuldiner.
Ma parlare di Schuldiner citando una sola band è
riduttivo, quindi questa sarà una biografia multipla, divisa in 3 parti come i
suoi progetti: Mantas, Death e Control Denied.
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I Mantas nascono nel 1983 da una idea di Chuck Schuldiner, quando egli aveva appena 16 anni, insieme a Kam Lee (batteria e voce) e Rick Rozz (chitarra). La band registrò svariate demo (tra cui la storica “Death by Metal”),tutte diventate oggetto di culto tra gli appassionati del genere che essi stessi fondarono. La line-up rimase invariata, almeno fino allo scioglimento da parte di Schuldiner stesso. Non si hanno notizie di chi sia stato il bassista della band, in quanto, tra le varie release, viene accreditato un certo Dave Tett esclusivemante nella “Reharsal #1 (Emotional)” Demo.
Detto ciò, dopo l’uscita della storica “Death by
Metal” Demo, come detto prima,Schuldiner decide di sciogliere il progetto, per
creare LA leggenda: i Death.
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Con la stessa line-up del precedente progetto,
escono sotto il nuovo moniker diverse release:
La prima è la re-issue di “Death by Metal”, questa volta rilasciata sotto il nome Death e con
una tracklist diversa e arricchita.
La seconda demo, la prima ufficialmente “Death”, sarà “Reign of Terror”, contenente degli inediti ma con ancora la line-up
originale.
La terza demo, la seconda portante il nome
ufficiale, viene rilasciata nell’ ‘85 con il nome “Infernal Death”, e sarà l’ultima demo ufficiale (escludendo la
sfilza di live e reharsal demos) uscita con la line-up originale.
Sarà quindi ad Ottobre del 1985 che Schuldiner si
trasferirà a San Francisco senza i suoi due compagni, che lasciano la band per
motivi personali. Qui decide quindi di ritornare dai morti con una nuova demo,
chiamata per l’appunto “Back From the
Dead” dove sarà egli stesso a passare dietro al microfono, per poi non
lasciarlo mai più. Ad aiutarlo troviamo Eric Meade al basso e Eric Brecht alla
batteria (ex batterista di D.R.I. e Hirax). Con questa demo iniziamo a captare il
sound marchio di fabbrica del futuro della band.
Però non tutto andava liscio. Non contento del
sound della band, Chuck ritorna in Florida senza i due musicisti, per suonare
giusto un paio di settimane con gli Slaughter, band thrash metal canadese.
Ritornato a San Francisco, conoscerà l’allora diciasettenne Chris Reifert
(attualmente negli Autopsy), con il quale inciderà la demo “Mutilation”, demo che permetterà al duo
di registrare il disco di debutto, “Scream
Bloody Gore”.
1. Infernal
Death
2. Zombie
Ritual
3. Denial
of Life
4. Sacrificial
5. Mutilation
6. Regurgitated
Guts
7. Baptized
in Blood
8. Torn
to Pieces
9. Evil
Dead
10. Scream
Bloody Gore
Il loro primissimo album in studio fu rilasciato in
data 25 maggio 1987 dall’etichetta discografica Combat Records. La copertina
presenta un’atmosfera macabra ed inquietante, raffigurante uno zombie dal manto
turchese seduto su un trono fatiscente circondato da tre suoi seguaci mentre
brinda alla morte. Il sound è grezzo, dalle atmosfere funeree e rapide, come a “metaforizzare”
la rapidità della morte sulla persona.
Le tematiche testuali dei brani proposti nel disco
sono essenzialmente gore e splatter, con una notevole devozione al meccanismo
della putrefazione dell’uomo, dove organi, viscere, pelle ed ossa vengono
travolte da una decomposizione progressiva e dilaniante del corpo dove
solamente l’anima, dannata in vita, si prepara a scendere verso l’inesorabile
tunnel cupo e spettrale dell’inferno.
La tracklist si compone di 10 brani, uno più
cruento dell’altro, per denotare la progressiva e totale mutilazione del corpo
in decomposizione.
Per la ristampa, etichettata Relapse Records,
inoltre, sono stati aggiunti due brani inediti, ossia “Beyond the unholy grave” e “Land
of no return” per dare all’album
ulteriore crudezza e brutalità.
Questo disco fu il mattone su cui fu costruito il
Death Metal. Senza questo album, quasi sicuramente il 90% della scena moderna
non esisterebbe.
Ma la fortuna non era ancora dalla parte di Chuck.
Dopo l’uscita del disco, fu costretto a ritornare in Florida, separandosi
quindi dal suo compagno musicale (che fondò gli Autopsy), ma che rimpiazzò
subito con il suo vecchio compagno Rozz, il quale aveva creato una sua band, i
Massacre.
Quindi, con l’aggiunta di Bill Andrews (dei
Massacre) alla batteria, e dopo aver registrato una demo diventata oggetto di
culto tra i collezionisti e gli aficianados della band, i tre si rintanano in
studio per registrare il seminale “Leprosy”.
1. Leprosy
2. Born
Dead
3. Forgotten
Past
4. Left
to Die
5. Pull
the Plug
6. Open
Casket
7. Primitive
Ways
8. Choke
on It
9. Evil
Dead
10. Scream
Bloody Gore
Dopo aver ottenuto un discreto successo, Chuck
inizia a porre le basi per un nuovo album, ricco di significato e di perversa
mortalità, uniti ad uno spiccato scetticismo nei confronti della società che si
stava creando all’epoca, piena di discriminazione, odio e ribellione.
Concretizzando le idee che aveva integrato nella precedente Demo, la band
rilascia il suo secondo capolavoro, ancora dedito ad un sound grezzo ma che si
stava avvicinando sempre più ad un tecnicismo senza eguali che si sarebbe
consacrato nel loro ultimo monolite storico chiamato “The sound of Perseverance”. Così, nel novembre del 1988, viene
rilasciato il loro secondo album in studio dal nome simbolico di “Leprosy” (Lebbra), come ad enfatizzare
la situazione che si stava verificando in quegli anni negli USA. Un viandante,
affetto appunto dalla lebbra, vaga in un deserto sconfinato in compagnia del
suo bastone e della sua coperta che lo tiene al sicuro in quel mare di pericoli
e di desolazione, dove l’unico sostentamento è dato da se stessi e dalla
propria forza per poter sopperire alle minacce del mondo esterno, fatto di
odio, pregiudizi e calunnie.
Il disco è composto da 8 tracce, una più cruenta
dell’altra. Un misto di paura, disperazione e false speranze che accompagnerà
l’ascoltatore dal primo all’ultimo accordo.
Le tematiche riportate nel disco sono essenzialmente
la morte, la desolazione ed il ripensamento della vita come la condizione in
cui si ritrova l’uomo per poi lasciare la propria terra, liberando il proprio
spirito logorato dalla società e dai suoi valori disumani che la sottopongono
ad un’alienante monotonia, fino a perdersi in un bacino comune, senza
personalità propria. Questa triste condizione viene espressa nel secondo brano
“Born dead” dove si spiega che si nasce solamente per
morire poco dopo e di quanto la nostra esistenza possa risultare insignificante
in confronto all’eternità del mondo dove viviamo.
Il disco ha un forte sentore Leopardiano tant’è che
ogni singola traccia ci porta a riflettere sulla nostra infima esistenza,
dettata da un comune destino, ossia la morte del corpo e l’immortalità dello
spirito.
L’uscita del disco fu seguita da una serie di tour
(tra cui anche un breve tour in Europa), alla fine dei quali Rozz fu cacciato
dalla band, sostituito (solo per il tour Messicano) da Paul Masvidal (fondatore
dei Cynic), sostituito a sua volta da James Murphy (Disincarnate, Obituary e
Testament), con il quale, insieme a Terry Butler al basso e Bill Andrews alla
batteria, registreranno il terzo album in studio nella afosa Tampa del 1989:
“Spiritual Healing”.
1. Living
Monstrosity
2. Altering
the Future
3. Defensive
Personalities
4. Within
the Mind
5. Spiritual
Healing
6. Low
Life
7. Genetic
Reconstruction
8. Killing
Spree
«
Every day blows by in the world of corrupt addiction
with
life comes pain whitdrawals and deformation
breaking
the mold of human appearance
contorting
bodies with chemical interference»
(Death – living monstrosity)
Ed è con queste parole che nel febbraio del 1990 I
Death mostrano al mondo il loro terzo album in studio “Spiritual healing”, ossia Guarigione
spirituale. Il capolavoro in questione è munito di 8 tracce ed è stato
pubblicato sempre dall’etichetta discografica Combat Records.
Il lavoro presenta elementi prettamente death metal
ma denotati da un tecnicismo più virtuoso rispetto ai due album precedenti,
segno che la band sta dirottando verso un sound più tecnico, seppur circondato
da un’aura di raccapricciante sofferenza che si evidenzia e si evidenzierà
sempre nei temi trattati in ogni singolo album.
In questo Cd possiamo notare quanto Chuck e la sua
band abbiano dedicato alle canzoni una forte connotazione psicologica, basata
sulla pazzia dettata dal convulso abuso di droghe, malattie neurologiche e disturbi
mentali come la schizofrenia e il bipolarismo. Il tutto viene riassunto dalla
copertina dell’album, la quale è caratterizzata da uno scenario surreale ma
assai vicino nella nostra ripugnante realtà.
Un paziente, vestito con un camice bianco stropicciato,
giace seduto su una sedia a rotelle in mezzo alla scena in preda alle
convulsioni, mentre gente comune, dal ghigno malefico, si prende gioco di lui
ledendo il suo animo già tormentato in partenza. Sempre in questa aura di
bluastra pazzia (il blu è definito come il colore degli psicopatici) una
persona, presumibilmente importante, è in procinto di dare uno schiaffo al
paziente moribondo come a far indirizzare il dolore sulla parte fisica al posto
di quella psichica.
Il tutto, unito alla crudità delle canzoni dal
ritmo alienante, non fa altro che rendere l’atmosfera più sommessa e
confusionaria, rendendoci schiavi della melodia.
Un’altra canzone che potrebbe evidenziare quanto
“malato” possa essere questo album è nientemeno che “Altering the future” dove si denota la tematica, ancora frequente,
dell’aborto tra le giovani donne che, ancora insicure su come gestire la
nascita e l’esistenza della creatura che hanno in grembo, preferiscono
interrompere la gravidanza senza che quella creatura possa aprire gli occhi per
vedere il mondo che lo circonda. Ed ora,
a distanza di 27 anni, questi temi sono ancora molto presenti e discussi per la
loro gravità.
Qui le cose iniziano a farsi serie. Dopo l’uscita
del disco, la band era pronta a imbarcarsi in un tour europeo, al quale però
Schuldiner rifutò di partecipare pochi giorni prima del suo effettivo inizio
per la pessima organizzazione del tour, cosa capitata anche in passato. Per
motivi contrattuali, però, Andrews (batteria) e Butler (basso) parteciparono a
questo tour usando il moniker Death, rimpiazzando Schuldiner con Walter
Trachsler (chitarra, membro di Devastation e Rotting Corpse) e Louie Carrisalez
(voce, anch’egli, degli Devastation e Rotting Corpse). Ovviamente la cosa non
andò giù a Chuck, il quale decise di citare in giudizio i due colleghi,
risultando nel licenziamento di entrambi.
Sarà qui, quindi, che i Death cambiano, da band
diventano un progetto solista, dove Schuldiner si farà aiutare soltanto da
turnisti. Recluta per l’occasione Steve DiGiorgio (Testament, Sadus) al basso,
Sean Reinert (Cynic) alla batteria e ricontatta Paul Masvidal come secondo
chitarrista. Con questa mostruosa line-up pubblicherà, nel 1991, “Human”.
1. Flattening
of Emotions
2. Suicide
Machine
3. Together
as One
4. Secret
Face
5. Lack
of Comprehension
6. See
Through Dreams
7. Cosmic Sea
8. Vacant Planets
A distanza di un anno e mezzo circa dalla pubblicazione
di “Spiritual healing” Chuck, assieme
alla sua band, è pronto a sbarcare con un nuovo album che possa entusiasmare il
pubblico con le sue profonde tematiche a sfondo psicologico.
Stavolta l’album è rilasciato dall’etichetta
discografica Relativity Records e si compone di 8 brani, uno più bello
dell’altro, molto profondi e piacevolmente ascoltabili. In più è stata fatta
una riedizione, promossa dalla Relapse Records, dove viene integrata una nona
canzone, ossia “God of thunder” (cover dei Kiss).
Si tratta di un progetto più tecnico e completo, che segnò la
redenzione per un nuovo e virtuoso cammino. Secondo fonti indiscrete, il
pubblico considerò “Lack of Comprehension”
come la degna continuazione di “Pull the
Plug” del precedente album “Leprosy”,
rendendo il percorso musicale della band assai connesso e logico, percorso che
avrà fine con il loro settimo album in studio, pochi anni prima della morte di
Chuck. Le tematiche dell’album fanno riferimento alla vita umana e alle
sofferenze che la rendono succube nel corso dell’ esistenza, logorandola ogni
giorno di più. La quotidiana monotonia, la società frenetica e il bisogno di
libertà sottomettono l’uomo ad essere la maschera di se stesso e sopperire al
regime alienante che lo avvolge sempre più, fino ad annullarlo completamente.
Logorato come sono logorati i due figuri che sono sulla copertina dell’album,
della persona si salva solamente l’anima che, vagante, va alla ricerca della
pace dei sensi dopo essere stata costretta a subire ciò che non era adatto a
lei.
Come disco si può benissimo considerare un insieme
di tracce a tema psicologico, che sta a ciascuno di noi interpretare come
meglio si può.
Il disco è ancora oggi il più venduto della band,
portandola finalmente verso il successo tanto meritato. Un successo accentuato
anche dalla trasmissione da parte della emittente televisiva MTV del loro primo
video, girato da David Bellino, per la traccia “Lack of Comprehension”. Per
obblighi verso i Sadus,
DiGiorgio fu costretto ad abbandonare i Death,
prontamente sostituito da Skott Carino (Fester, LowBrow) per il tour a supporto
del disco (Carino appare anche nel video della canzone citata poco prima).
Nel 1993 Reinert e Masvidal lasciano la band per
tornare a concentrarsi sui loro Cynic, ma furono trovati dei degni sostituti:
Gene Hoglan (batteria, reduce dall’esperienza con la thrash metal band Dark
Angel) e Andy Larocque (chitarra, King Diamond) per la registrazione di
“Individual Through Patterns”.
1. Overactive
Imagination
2. In
Human Form
3. Jealousy
4. Trapped
in a Corner
5. Nothing
Is Everything
6. Mentally
Blind
7. Individual
Thought Patterns
8. Destiny
9. Out
of Touch
10. The
Philosopher
Dopo i buoni successi dati dall’album “Human”, dopo esattamente un anno e 8
mesi dalla pubblicazione di questo, Chuck ritorna con un nuovo album, “Individual
Through Patterns”, sempre più cruento, violento e tendente ad un forte
tecnicismo musicale, il tutto accompagnato da un’ingente dose di elementi
melodici in contrasto col death tradizionale, dando un’atmosfera sempre più
ancestrale e piacevole. Va poi specificato che si optò per uno stile più
progressivo, musicalmente parlando, risultando quindi più elaborato dal punto
di vista strutturale. Il canto di Chuck,
inoltre, si rivela un growl con un dettato pulito delle parole in modo tale da
essere percepite come se cantasse in clean. L’album è organizzato in 10 tracce,
rilasciato nuovamente dalla Relativity Records il giugno del 1993.
Oltre alla tematica psicologica, si aggiunge una
parte filosofica che vide un’ulteriore concretizzazione nella traccia “The Philosopher”, ammantata di arcano
mistero e beatitudine. Grazie a questo brano, i Death elaborano anche un
videoclip omonimo che verrà trasmesso su Mtv in contemporanea con il rilascio
del disco. Chuck partecipò a un’intervista da parte di Vanessa Warwick dove si
parlava del progetto telematico di “The Philisopher”
con la gentile partecipazione di un ex membro dei Cannibal Corpse, ossia Chris
Barnes.
La trasmissione del videoclip procurò alla band
ulteriore successo, accreditandola come una delle migliori band death in
circolazione, grazie al loro ritmo martellante e ai testi fortemente legati
alla quotidiana esistenza che riversava la stragrande maggioranza degli
statunitensi. Tematiche del quotidiano e della quotidiana sofferenza
manipolatrice di un’errata globalizzazione fatta di sprechi, consumi ed
orizzonti sbagliati che porta la collettività al malcontento ed all’insoddisfazione.
Ormai i Death erano diventati famosi per i continui
cambi di line-up. Infatti, dopo la release del disco, per impegni legati alla
sua band, LaRocque lasciò il gruppo, venendo sostituito da Ralph Santolla
(Deicide, Obituary, Sebastian Bach) per il tour.
Nel 1994, dopo 8 anni di collaborazioni, Schuldiner
abbandona Relativity per firmare un contratto con Roadrunner Records, con la
quale pubblicherà “Symbolic”.
Per questo disco, Santolla e DiGiorgio abbandonano
il gruppo, e alla registrazione del disco prenderanno parte Kelly Conion
(Monstrosity) e Bobby Koelble.
1. Symbolic
2. Zero
Tolerance
3. Empty
Words
4. Sacred
Serenity
5. 1,000
Eyes
6. Without
Judgement
7. Crystal
Mountain
8. Misanthrope
9. Perennial Quest
Passarono due anni scarsi tra un album e l’altro.
Rilasciato dalla Roadrunner Records il 21 marzo del
1993, “Symbolic” risulta essere l’essenza della sofferenza umana in Terra dove
l’animo umano, stanco di tutto il male che incombe nel mondo, dopo la morte si
prepara ad un’agognata liberazione.
La copertina dell’album è un insieme di elementi
fortemente simbolici, ai quali si fanno riferimento nelle canzoni. Basti
pensare all’enorme occhio biancastro che svetta in alto con la canzone “1000 Eyes”, la quale parla della sempre
più frequente privazione del proprio diritto alla privacy; il monte velato
dietro l’occhio con “Crystal Mountain”,
dove si esprime la concezione della Chiesa come simbolo di corruzione e peccato,
date le forti tendenze da parte dei loro membri di sperperare denaro per
finanziare progetti peccaminosi e moralmente vietati; e il simbolismo di
un’innata innocenza che si sviluppa da bambini è dettato dal testo profondo
della canzone omonima all’album, dove si reputa l’innocenza come una delle più
efficaci forme di verità e realtà che caratterizzano la società odierna, perché
nulla è più veritiero della spontanea innocenza dei pargoli.
La redenzione dell’anima è vista come un intricato
passaggio tra desolazione, abbandono e depressione dove il solo giudizio divino
potrà decretarne l’ascesa al Paradiso, la transizione nel Purgatorio oppure
l’inesorabile discesa agli Inferi. Le due anime, rispettivamente quella di una
donna a sinistra e quella di un uomo a destra, sono sotto al cospetto
dell’occhio divino che, esprimendo il verdetto, li destina alla redenzione o al
peccato. Lo scenario è inquietante, sterile ma ricco di timore reverenziale e
caos. L’occhio è inteso anche come il mezzo dove si percepisce di tutto, dove
nulla è velato o nascosto al Redentore.
Un excursus dove l’anima porta con sé i ricordi di
una vita passata tra i banchi di scuola, il lavoro, la famiglia e tutto ciò che
consistite la quotidianità, l’alienante quotidianità che accompagna una persona
dalla nascita alla sua morte. La sacra serenità che l’attende decreterà la fine
delle sue sofferenze.
Sotto il punto di vista tecnico, il ritmo è ben
equilibrato, melodico e palpabile. Un’eterna sinfonia che riempie le sferzanti
parole di Chuck dal primo all’ultimo minuto.
Uscito l’album , Schuldiner e Roadrunner decidono
di non rinnovare il contratto, motivando Chuck a iniziare i lavori su una nuova
band, i Control Denied. Durante questi lavori, Schuldiner decide di mettere
entrambe le band sotto Nuclear Blast, con la quale, nel 1998, pubblicherà il
settimo ed ultimo album, “The Sound of Perseverance”. Non cambiarono neanche
questa volta i cambi di line-up, che fu totalmente rinnovata: al posto dei
precedenti musicisti entrarono in formazione Shannon Hamm alla chitarra, Scott
Clendenin al basso e Richard Christy alla batteria (Acheron, Burning Inside).
1. Scavenger
of Human Sorrow
2. Bite
the Pain
3. Spirit
Crusher
4. Story
to Tell
5. Flesh
and the Power It Holds
6. Voice
of the Soul
7. To
Forgive Is to Suffer
8. A
Moment of Clarity
9. Painkiller (Judas Priest cover)
Riorganizzando il suo assetto strumentale, Chuck
rilasciò il suo ultimo capolavoro coi Death prima della sua morte. Un
capolavoro che ingloba tutti gli altri lavori creando un’armoniosa fusione di
tecnicismo ed elementi grezzi, dove la sua voce tagliente corrode le note della
chitarra mettendola in primo piano. Questo capolavoro è nientemeno che “The sound of perseverance” , un album
etereo ed immortale che al giorno d’oggi ottiene ancora un forte successo nel
mondo metal.
Costituito da 9 tracce, tra cui una strumentale ed
una cover della famosa “Painkiller” dei Judas Priest, stavolta i temi che
caratterizzano l’album sono molto più trascendentali, come se fosse avvenuta
un’introspezione molto intensa rispetto ai precedenti lavori, come se Chuck
avesse compreso che la sua vita sarebbe finita da lì a poco con la sua morte,
avvenuta il 13 dicembre del 2001, a distanza di poco più di tre anni.
Ci sono due canzoni in questo album che sono degne di
essere citate, ossia “Story to Tell”
e “Spiritcrusher” entrambe molto tecniche
e graffianti. La prima dà un resoconto della vita di una persona, dal momento
della sua nascita a quello della sua morte, come se fosse una storia da essere
raccontata ai posteri, ai propri discendenti consanguinei e non. Tuttavia si
esprime anche l’eternità dell’anima, la quale sarà partecipe del cambiamento
del proprio mondo senza il suo corpo, vegliando sui suoi cari per sempre. Nella
seconda canzone citata, invece, si fa riferimento all’Ade,
il regno dei morti, dove le anime vengono travolte da un vortice eterno,
private dei loro connotati umani fino a renderle tutte uguali. La sofferenza
che portano con sé è tale da bloccare in loro persino il desiderio di urlare e
di ribellarsi a tutto quello che hanno subito sin da quando il corpo dov’erano
incastrati ha visto per la prima volta la luce. E, ridotta a vagare per sempre,
cerca la pace dentro sé sperando in una totale liberazione, il tutto
accompagnato dai riff di chitarra, la martellante batteria e l’infallibile
basso che intonano la dannata bellezza di questa melodia.
Il disco fu pubblicato, e seguirono 2 tour, al
termine dei quali Schuldiner decide di mettere a riposo i Death, per
concentrarsi sulla sua nuova creatura, fondata un anno prima dell’uscita di
“The Sound…”: i “Control Denied”.
-
Come detto prima, quindi, Chuck aveva bisogno di
creare un sound più melodico e tecnico, cosa impossibile da fare con i Death.
Per questo motivo, nel 1996, crea i Control Denied, con cui prima registrerà:
una demo di prova, “Chuck Schuldiner Guitar Demo”,
uscita nel 1996, in cui possiamo sentire esclusivamente una chitarra e una drum
machine. La versione demo di “A Moment of Clarity” si può trovare al suo interno;
una demo ufficiale, chiamata appunto “Demo” dove
troviamo la prima line-up della band: Scott Clendenin al basso, Shannon Hamm
alla chitarra e Chris Williams alla batteria. Al suo interno troviamo anche la
versione demo di “Bite the Pain”.
“A Moment of Clarity”, demo che porta lo stesso
nome della canzone, vede una seconda line-up, non ancora ufficiale però:
Richard Christy alla batteria, Shannon Hamm alla chitarra, Scott Clendenin al
basso e, per la prima volta, un nuovo cantante: Tim Aymar.
La band però fu messa in pausa per l’uscita di “The
Sound of Perseverance” dei Death, in cui compaiono 3 canzoni scritte per i Control
Denied.
Finiti i tour per il disco, nel 1999 vede la luce “The
Fragile Art of Existence”, disco di debutto della nuova band del musicista e,
purtroppo, l’ultimo. Il disco presenta una fortissima componente tecnica, con i
virtuosismi più “assurdi” e tecnici che Chuck abbia mai scritto. Il sound meno
grezzo e violento, più la voce pulita e clean di Tim conferiscono al disco un’atmosfera
più leggera e melodica, ma non assolutamente meno difficile da assimilare e da
capire.
Purtroppo, durante la stesura del secondo album dei
Control, Chuck scopre nel 1999 di avere un tumore alla gola, in quanto
avvertiva dei forti dolori causati dalla pressione di un nervo.
Si sottopone alla chemio, grazie alla quale il
linfoma recede, e grazie all’aiuto di altri musicisti riesce a coprire i costi
dell’operazione, rimuovendo completamente il tumore.
Continuò a lavorare con la band, ma dopo 2 anni,
del 2001, il tumore ritorna, questa volta peggiorando la sua salute. Non avendo
fatto nulla dal punto di vista musicale, Schuldiner era al verde, ma MTV
organizzò un concerto di beneficenza per raccogliere fondi destinati alla sua
cura. Purtroppo tutto questo fu inutile, per via di una polmonite causata dalla
sua estrema debolezza, polmonite che lo portò alla morte, il 13 Dicembre del
2001.
Ma Chuck è ancora vivo. Vive attraverso le demo dei
Mantas (fortemente ispirate dai Venom, come lui stesso dichiarò in una
intervista, cosa che lascia pensare quanto fosse modesto ed umile, anche dopo
anni dal loro scioglimento), vive attraverso i seminali album dei Death, e vive
attraverso quel tripudio di tecnica che è “The Fragile Art of Existence”.
Anche i suoi ex colleghi continuano a mantenere
viva la sua memoria, con concerti tributo, sia ufficiali che non, escono ancora
raccolte con alcuni suoi brani e, c’è ancora speranza nel secondo disco dei
Control, in quanto gli ex membri della band hanno dichiarato di voler
continuare i lavori sul disco, proprio per onorarne la memoria.
“Legs
blown off, All hope is lost
A
human life is what it cost
Others
follow close behind
A
real adventure they will find
You
will not return alive
Left
to die
Suffering
until the end
Left
to die”
(Left
to Die, Leprosy)
Antonio R. - note biografiche
Silvia S. - recensioni album Death
Non male. Bravi Antonio e Silvia :)
RispondiEliminaGrazie mille! E' stato un onore scrivere su Chuck!
Elimina- Antonio