CHUCK SCHULDINER

Sapete, le nostre biografie si basano su band sciolte, band che hanno dato tutto ma che per un motivo o per un altro hanno dovuto appendere gli strumenti al chiodo.
Quella di cui parleremo questa volta è una delle più famose e delle più importanti metal bands della storia. Una band che basa la sua intera storia su un unico musicista: Chuck Schuldiner.

Ma parlare di Schuldiner citando una sola band è riduttivo, quindi questa sarà una biografia multipla, divisa in 3 parti come i suoi progetti: Mantas, Death e Control Denied.

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I Mantas nascono nel 1983 da una idea di Chuck Schuldiner, quando egli aveva appena 16 anni, insieme a Kam Lee (batteria e voce) e Rick Rozz (chitarra). La band registrò svariate demo (tra cui la storica “Death by Metal”),tutte diventate oggetto di culto tra gli appassionati del genere che essi stessi fondarono. La line-up rimase invariata, almeno fino allo scioglimento da parte di Schuldiner stesso. Non si hanno notizie di chi sia stato il bassista della band, in quanto, tra le varie release, viene accreditato un certo Dave Tett esclusivemante nella “Reharsal #1 (Emotional)” Demo.
Detto ciò, dopo l’uscita della storica “Death by Metal” Demo, come detto prima,Schuldiner decide di sciogliere il progetto, per creare LA leggenda: i Death.

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Con la stessa line-up del precedente progetto, escono sotto il nuovo moniker diverse release:
La prima è la re-issue di “Death by Metal”, questa volta rilasciata sotto il nome Death e con una tracklist diversa e arricchita.
La seconda demo, la prima ufficialmente “Death”, sarà “Reign of Terror”, contenente degli inediti ma con ancora la line-up originale.
La terza demo, la seconda portante il nome ufficiale, viene rilasciata nell’ ‘85 con il nome “Infernal Death”, e sarà l’ultima demo ufficiale (escludendo la sfilza di live e reharsal demos) uscita con la line-up originale.
Sarà quindi ad Ottobre del 1985 che Schuldiner si trasferirà a San Francisco senza i suoi due compagni, che lasciano la band per motivi personali. Qui decide quindi di ritornare dai morti con una nuova demo, chiamata per l’appunto “Back From the Dead” dove sarà egli stesso a passare dietro al microfono, per poi non lasciarlo mai più. Ad aiutarlo troviamo Eric Meade al basso e Eric Brecht alla batteria (ex batterista di D.R.I. e Hirax). Con questa demo iniziamo a captare il sound marchio di fabbrica del futuro della band.
Però non tutto andava liscio. Non contento del sound della band, Chuck ritorna in Florida senza i due musicisti, per suonare giusto un paio di settimane con gli Slaughter, band thrash metal canadese. Ritornato a San Francisco, conoscerà l’allora diciasettenne Chris Reifert (attualmente negli Autopsy), con il quale inciderà la demo “Mutilation”, demo che permetterà al duo di registrare il disco di debutto, “Scream Bloody Gore”. 


1.            Infernal Death
2.            Zombie Ritual
3.            Denial of Life
4.            Sacrificial
5.            Mutilation
6.            Regurgitated Guts
7.            Baptized in Blood
8.            Torn to Pieces
9.            Evil Dead
10.          Scream Bloody Gore




Il loro primissimo album in studio fu rilasciato in data 25 maggio 1987 dall’etichetta discografica Combat Records. La copertina presenta un’atmosfera macabra ed inquietante, raffigurante uno zombie dal manto turchese seduto su un trono fatiscente circondato da tre suoi seguaci mentre brinda alla morte. Il sound è grezzo, dalle atmosfere funeree e rapide, come a “metaforizzare” la rapidità della morte sulla persona.
Le tematiche testuali dei brani proposti nel disco sono essenzialmente gore e splatter, con una notevole devozione al meccanismo della putrefazione dell’uomo, dove organi, viscere, pelle ed ossa vengono travolte da una decomposizione progressiva e dilaniante del corpo dove solamente l’anima, dannata in vita, si prepara a scendere verso l’inesorabile tunnel cupo e spettrale dell’inferno.
La tracklist si compone di 10 brani, uno più cruento dell’altro, per denotare la progressiva e totale mutilazione del corpo in decomposizione.
Per la ristampa, etichettata Relapse Records, inoltre, sono stati aggiunti due brani inediti, ossia “Beyond the unholy grave” e “Land of no return”  per dare all’album ulteriore crudezza e brutalità.

Questo disco fu il mattone su cui fu costruito il Death Metal. Senza questo album, quasi sicuramente il 90% della scena moderna non esisterebbe.
Ma la fortuna non era ancora dalla parte di Chuck. Dopo l’uscita del disco, fu costretto a ritornare in Florida, separandosi quindi dal suo compagno musicale (che fondò gli Autopsy), ma che rimpiazzò subito con il suo vecchio compagno Rozz, il quale aveva creato una sua band, i Massacre.
Quindi, con l’aggiunta di Bill Andrews (dei Massacre) alla batteria, e dopo aver registrato una demo diventata oggetto di culto tra i collezionisti e gli aficianados della band, i tre si rintanano in studio per registrare il seminale “Leprosy”.


1.            Leprosy              
2.            Born Dead
3.            Forgotten Past
4.            Left to Die
5.            Pull the Plug
6.            Open Casket
7.            Primitive Ways
8.            Choke on It
9.            Evil Dead
10.          Scream Bloody Gore




Dopo aver ottenuto un discreto successo, Chuck inizia a porre le basi per un nuovo album, ricco di significato e di perversa mortalità, uniti ad uno spiccato scetticismo nei confronti della società che si stava creando all’epoca, piena di discriminazione, odio e ribellione. Concretizzando le idee che aveva integrato nella precedente Demo, la band rilascia il suo secondo capolavoro, ancora dedito ad un sound grezzo ma che si stava avvicinando sempre più ad un tecnicismo senza eguali che si sarebbe consacrato nel loro ultimo monolite storico chiamato “The sound of Perseverance”. Così, nel novembre del 1988, viene rilasciato il loro secondo album in studio dal nome simbolico di “Leprosy” (Lebbra), come ad enfatizzare la situazione che si stava verificando in quegli anni negli USA. Un viandante, affetto appunto dalla lebbra, vaga in un deserto sconfinato in compagnia del suo bastone e della sua coperta che lo tiene al sicuro in quel mare di pericoli e di desolazione, dove l’unico sostentamento è dato da se stessi e dalla propria forza per poter sopperire alle minacce del mondo esterno, fatto di odio, pregiudizi e calunnie.
Il disco è composto da 8 tracce, una più cruenta dell’altra. Un misto di paura, disperazione e false speranze che accompagnerà l’ascoltatore dal primo all’ultimo accordo.
Le tematiche riportate nel disco sono essenzialmente la morte, la desolazione ed il ripensamento della vita come la condizione in cui si ritrova l’uomo per poi lasciare la propria terra, liberando il proprio spirito logorato dalla società e dai suoi valori disumani che la sottopongono ad un’alienante monotonia, fino a perdersi in un bacino comune, senza personalità propria. Questa triste condizione viene espressa nel secondo brano “Born dead”  dove si spiega che si nasce solamente per morire poco dopo e di quanto la nostra esistenza possa risultare insignificante in confronto all’eternità del mondo dove viviamo.
Il disco ha un forte sentore Leopardiano tant’è che ogni singola traccia ci porta a riflettere sulla nostra infima esistenza, dettata da un comune destino, ossia la morte del corpo e l’immortalità dello spirito.

L’uscita del disco fu seguita da una serie di tour (tra cui anche un breve tour in Europa), alla fine dei quali Rozz fu cacciato dalla band, sostituito (solo per il tour Messicano) da Paul Masvidal (fondatore dei Cynic), sostituito a sua volta da James Murphy (Disincarnate, Obituary e Testament), con il quale, insieme a Terry Butler al basso e Bill Andrews alla batteria, registreranno il terzo album in studio nella afosa Tampa del 1989: “Spiritual Healing”.



1.            Living Monstrosity
2.            Altering the Future
3.            Defensive Personalities              
4.            Within the Mind
5.            Spiritual Healing
6.            Low Life
7.            Genetic Reconstruction              
8.            Killing Spree





« Every day blows by in the world of corrupt addiction
with life comes pain whitdrawals and deformation
breaking the mold of human appearance
contorting bodies with chemical interference»
(Death – living monstrosity)

Ed è con queste parole che nel febbraio del 1990 I Death mostrano al mondo il loro terzo album in studio “Spiritual healing”, ossia Guarigione spirituale. Il capolavoro in questione è munito di 8 tracce ed è stato pubblicato sempre dall’etichetta discografica Combat Records.
Il lavoro presenta elementi prettamente death metal ma denotati da un tecnicismo più virtuoso rispetto ai due album precedenti, segno che la band sta dirottando verso un sound più tecnico, seppur circondato da un’aura di raccapricciante sofferenza che si evidenzia e si evidenzierà sempre nei temi trattati in ogni singolo album. 
In questo Cd possiamo notare quanto Chuck e la sua band abbiano dedicato alle canzoni una forte connotazione psicologica, basata sulla pazzia dettata dal convulso abuso di droghe, malattie neurologiche e disturbi mentali come la schizofrenia e il bipolarismo. Il tutto viene riassunto dalla copertina dell’album, la quale è caratterizzata da uno scenario surreale ma assai vicino nella nostra ripugnante realtà.
Un paziente, vestito con un camice bianco stropicciato, giace seduto su una sedia a rotelle in mezzo alla scena in preda alle convulsioni, mentre gente comune, dal ghigno malefico, si prende gioco di lui ledendo il suo animo già tormentato in partenza. Sempre in questa aura di bluastra pazzia (il blu è definito come il colore degli psicopatici) una persona, presumibilmente importante, è in procinto di dare uno schiaffo al paziente moribondo come a far indirizzare il dolore sulla parte fisica al posto di quella psichica.
Il tutto, unito alla crudità delle canzoni dal ritmo alienante, non fa altro che rendere l’atmosfera più sommessa e confusionaria, rendendoci schiavi della melodia.
Un’altra canzone che potrebbe evidenziare quanto “malato” possa essere questo album è nientemeno che “Altering the future” dove si denota la tematica, ancora frequente, dell’aborto tra le giovani donne che, ancora insicure su come gestire la nascita e l’esistenza della creatura che hanno in grembo, preferiscono interrompere la gravidanza senza che quella creatura possa aprire gli occhi per vedere il mondo che lo circonda.  Ed ora, a distanza di 27 anni, questi temi sono ancora molto presenti e discussi per la loro gravità.

Qui le cose iniziano a farsi serie. Dopo l’uscita del disco, la band era pronta a imbarcarsi in un tour europeo, al quale però Schuldiner rifutò di partecipare pochi giorni prima del suo effettivo inizio per la pessima organizzazione del tour, cosa capitata anche in passato. Per motivi contrattuali, però, Andrews (batteria) e Butler (basso) parteciparono a questo tour usando il moniker Death, rimpiazzando Schuldiner con Walter Trachsler (chitarra, membro di Devastation e Rotting Corpse) e Louie Carrisalez (voce, anch’egli, degli Devastation e Rotting Corpse). Ovviamente la cosa non andò giù a Chuck, il quale decise di citare in giudizio i due colleghi, risultando nel licenziamento di entrambi.
Sarà qui, quindi, che i Death cambiano, da band diventano un progetto solista, dove Schuldiner si farà aiutare soltanto da turnisti. Recluta per l’occasione Steve DiGiorgio (Testament, Sadus) al basso, Sean Reinert (Cynic) alla batteria e ricontatta Paul Masvidal come secondo chitarrista. Con questa mostruosa line-up pubblicherà, nel 1991, “Human”.



1.            Flattening of Emotions
2.            Suicide Machine
3.            Together as One
4.            Secret Face
5.            Lack of Comprehension              
6.            See Through Dreams
7.            Cosmic Sea
8.            Vacant Planets





A distanza di un anno e mezzo circa dalla pubblicazione di “Spiritual healing” Chuck, assieme alla sua band, è pronto a sbarcare con un nuovo album che possa entusiasmare il pubblico con le sue profonde tematiche a sfondo psicologico.
Stavolta l’album è rilasciato dall’etichetta discografica Relativity Records e si compone di 8 brani, uno più bello dell’altro, molto profondi e piacevolmente ascoltabili. In più è stata fatta una riedizione, promossa dalla Relapse Records, dove viene integrata una nona canzone, ossia “God of thunder” (cover dei Kiss).
Si tratta di un  progetto più tecnico e completo, che segnò la redenzione per un nuovo e virtuoso cammino. Secondo fonti indiscrete, il pubblico considerò “Lack of Comprehension” come la degna continuazione di “Pull the Plug” del precedente album “Leprosy”, rendendo il percorso musicale della band assai connesso e logico, percorso che avrà fine con il loro settimo album in studio, pochi anni prima della morte di Chuck. Le tematiche dell’album fanno riferimento alla vita umana e alle sofferenze che la rendono succube nel corso dell’ esistenza, logorandola ogni giorno di più. La quotidiana monotonia, la società frenetica e il bisogno di libertà sottomettono l’uomo ad essere la maschera di se stesso e sopperire al regime alienante che lo avvolge sempre più, fino ad annullarlo completamente. Logorato come sono logorati i due figuri che sono sulla copertina dell’album, della persona si salva solamente l’anima che, vagante, va alla ricerca della pace dei sensi dopo essere stata costretta a subire ciò che non era adatto a lei.
Come disco si può benissimo considerare un insieme di tracce a tema psicologico, che sta a ciascuno di noi interpretare come meglio si può.

Il disco è ancora oggi il più venduto della band, portandola finalmente verso il successo tanto meritato. Un successo accentuato anche dalla trasmissione da parte della emittente televisiva MTV del loro primo video, girato da David Bellino, per la traccia “Lack of Comprehension”. Per obblighi verso i Sadus,
DiGiorgio fu costretto ad abbandonare i Death, prontamente sostituito da Skott Carino (Fester, LowBrow) per il tour a supporto del disco (Carino appare anche nel video della canzone citata poco prima).
Nel 1993 Reinert e Masvidal lasciano la band per tornare a concentrarsi sui loro Cynic, ma furono trovati dei degni sostituti: Gene Hoglan (batteria, reduce dall’esperienza con la thrash metal band Dark Angel) e Andy Larocque (chitarra, King Diamond) per la registrazione di “Individual Through Patterns”. 


1.            Overactive Imagination
2.            In Human Form
3.            Jealousy
4.            Trapped in a Corner
5.            Nothing Is Everything
6.            Mentally Blind
7.            Individual Thought Patterns
8.            Destiny               
9.            Out of Touch
10.          The Philosopher




Dopo i buoni successi dati dall’album “Human”, dopo esattamente un anno e 8 mesi dalla pubblicazione di questo, Chuck ritorna con un nuovo album, “Individual Through Patterns”, sempre più cruento, violento e tendente ad un forte tecnicismo musicale, il tutto accompagnato da un’ingente dose di elementi melodici in contrasto col death tradizionale, dando un’atmosfera sempre più ancestrale e piacevole. Va poi specificato che si optò per uno stile più progressivo, musicalmente parlando, risultando quindi più elaborato dal punto di vista strutturale.  Il canto di Chuck, inoltre, si rivela un growl con un dettato pulito delle parole in modo tale da essere percepite come se cantasse in clean. L’album è organizzato in 10 tracce, rilasciato nuovamente dalla Relativity Records il giugno del 1993.
Oltre alla tematica psicologica, si aggiunge una parte filosofica che vide un’ulteriore concretizzazione nella traccia “The Philosopher”, ammantata di arcano mistero e beatitudine. Grazie a questo brano, i Death elaborano anche un videoclip omonimo che verrà trasmesso su Mtv in contemporanea con il rilascio del disco. Chuck partecipò a un’intervista da parte di Vanessa Warwick dove si parlava del progetto telematico di “The Philisopher” con la gentile partecipazione di un ex membro dei Cannibal Corpse, ossia Chris Barnes.
La trasmissione del videoclip procurò alla band ulteriore successo, accreditandola come una delle migliori band death in circolazione, grazie al loro ritmo martellante e ai testi fortemente legati alla quotidiana esistenza che riversava la stragrande maggioranza degli statunitensi. Tematiche del quotidiano e della quotidiana sofferenza manipolatrice di un’errata globalizzazione fatta di sprechi, consumi ed orizzonti sbagliati che porta la collettività al malcontento ed all’insoddisfazione.

Ormai i Death erano diventati famosi per i continui cambi di line-up. Infatti, dopo la release del disco, per impegni legati alla sua band, LaRocque lasciò il gruppo, venendo sostituito da Ralph Santolla (Deicide, Obituary, Sebastian Bach) per il tour.
Nel 1994, dopo 8 anni di collaborazioni, Schuldiner abbandona Relativity per firmare un contratto con Roadrunner Records, con la quale pubblicherà “Symbolic”.
Per questo disco, Santolla e DiGiorgio abbandonano il gruppo, e alla registrazione del disco prenderanno parte Kelly Conion (Monstrosity) e Bobby Koelble.


1.            Symbolic
2.            Zero Tolerance
3.            Empty Words
4.            Sacred Serenity
5.            1,000 Eyes
6.            Without Judgement
7.            Crystal Mountain
8.            Misanthrope
9.            Perennial Quest





Passarono due anni scarsi tra un album e l’altro.
Rilasciato dalla Roadrunner Records il 21 marzo del 1993, “Symbolic” risulta essere l’essenza della sofferenza umana in Terra dove l’animo umano, stanco di tutto il male che incombe nel mondo, dopo la morte si prepara ad un’agognata liberazione.
La copertina dell’album è un insieme di elementi fortemente simbolici, ai quali si fanno riferimento nelle canzoni. Basti pensare all’enorme occhio biancastro che svetta in alto con la canzone “1000 Eyes”, la quale parla della sempre più frequente privazione del proprio diritto alla privacy; il monte velato dietro l’occhio con “Crystal Mountain”, dove si esprime la concezione della Chiesa come simbolo di corruzione e peccato, date le forti tendenze da parte dei loro membri di sperperare denaro per finanziare progetti peccaminosi e moralmente vietati; e il simbolismo di un’innata innocenza che si sviluppa da bambini è dettato dal testo profondo della canzone omonima all’album, dove si reputa l’innocenza come una delle più efficaci forme di verità e realtà che caratterizzano la società odierna, perché nulla è più veritiero della spontanea innocenza dei pargoli.
La redenzione dell’anima è vista come un intricato passaggio tra desolazione, abbandono e depressione dove il solo giudizio divino potrà decretarne l’ascesa al Paradiso, la transizione nel Purgatorio oppure l’inesorabile discesa agli Inferi. Le due anime, rispettivamente quella di una donna a sinistra e quella di un uomo a destra, sono sotto al cospetto dell’occhio divino che, esprimendo il verdetto, li destina alla redenzione o al peccato. Lo scenario è inquietante, sterile ma ricco di timore reverenziale e caos. L’occhio è inteso anche come il mezzo dove si percepisce di tutto, dove nulla è velato o nascosto al Redentore.
Un excursus dove l’anima porta con sé i ricordi di una vita passata tra i banchi di scuola, il lavoro, la famiglia e tutto ciò che consistite la quotidianità, l’alienante quotidianità che accompagna una persona dalla nascita alla sua morte. La sacra serenità che l’attende decreterà la fine delle sue sofferenze.
Sotto il punto di vista tecnico, il ritmo è ben equilibrato, melodico e palpabile. Un’eterna sinfonia che riempie le sferzanti parole di Chuck dal primo all’ultimo minuto.

Uscito l’album , Schuldiner e Roadrunner decidono di non rinnovare il contratto, motivando Chuck a iniziare i lavori su una nuova band, i Control Denied. Durante questi lavori, Schuldiner decide di mettere entrambe le band sotto Nuclear Blast, con la quale, nel 1998, pubblicherà il settimo ed ultimo album, “The Sound of Perseverance”. Non cambiarono neanche questa volta i cambi di line-up, che fu totalmente rinnovata: al posto dei precedenti musicisti entrarono in formazione Shannon Hamm alla chitarra, Scott Clendenin al basso e Richard Christy alla batteria (Acheron, Burning Inside).


1.            Scavenger of Human Sorrow
2.            Bite the Pain
3.            Spirit Crusher
4.            Story to Tell
5.            Flesh and the Power It Holds
6.            Voice of the Soul
7.            To Forgive Is to Suffer
8.            A Moment of Clarity
9.            Painkiller (Judas Priest cover)





Riorganizzando il suo assetto strumentale, Chuck rilasciò il suo ultimo capolavoro coi Death prima della sua morte. Un capolavoro che ingloba tutti gli altri lavori creando un’armoniosa fusione di tecnicismo ed elementi grezzi, dove la sua voce tagliente corrode le note della chitarra mettendola in primo piano. Questo capolavoro è nientemeno che “The sound of perseverance” , un album etereo ed immortale che al giorno d’oggi ottiene ancora un forte successo nel mondo metal.
Costituito da 9 tracce, tra cui una strumentale ed una cover della famosa “Painkiller” dei Judas Priest, stavolta i temi che caratterizzano l’album sono molto più trascendentali, come se fosse avvenuta un’introspezione molto intensa rispetto ai precedenti lavori, come se Chuck avesse compreso che la sua vita sarebbe finita da lì a poco con la sua morte, avvenuta il 13 dicembre del 2001, a distanza di poco più di tre anni.
Ci sono due canzoni in questo album che sono degne di essere citate, ossia “Story to Tell” e “Spiritcrusher” entrambe molto tecniche e graffianti. La prima dà un resoconto della vita di una persona, dal momento della sua nascita a quello della sua morte, come se fosse una storia da essere raccontata ai posteri, ai propri discendenti consanguinei e non. Tuttavia si esprime anche l’eternità dell’anima, la quale sarà partecipe del cambiamento del proprio mondo senza il suo corpo, vegliando sui suoi cari per sempre. Nella seconda canzone citata, invece, si fa riferimento all’Ade, il regno dei morti, dove le anime vengono travolte da un vortice eterno, private dei loro connotati umani fino a renderle tutte uguali. La sofferenza che portano con sé è tale da bloccare in loro persino il desiderio di urlare e di ribellarsi a tutto quello che hanno subito sin da quando il corpo dov’erano incastrati ha visto per la prima volta la luce. E, ridotta a vagare per sempre, cerca la pace dentro sé sperando in una totale liberazione, il tutto accompagnato dai riff di chitarra, la martellante batteria e l’infallibile basso che intonano la dannata bellezza di questa melodia.

Il disco fu pubblicato, e seguirono 2 tour, al termine dei quali Schuldiner decide di mettere a riposo i Death, per concentrarsi sulla sua nuova creatura, fondata un anno prima dell’uscita di “The Sound…”: i “Control Denied”.

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Come detto prima, quindi, Chuck aveva bisogno di creare un sound più melodico e tecnico, cosa impossibile da fare con i Death. Per questo motivo, nel 1996, crea i Control Denied, con cui prima registrerà:
una demo di prova, “Chuck Schuldiner Guitar Demo”, uscita nel 1996, in cui possiamo sentire esclusivamente una chitarra e una drum machine. La versione demo di “A Moment of Clarity” si può trovare al suo interno;
una demo ufficiale, chiamata appunto “Demo” dove troviamo la prima line-up della band: Scott Clendenin al basso, Shannon Hamm alla chitarra e Chris Williams alla batteria. Al suo interno troviamo anche la versione demo di “Bite the Pain”.
“A Moment of Clarity”, demo che porta lo stesso nome della canzone, vede una seconda line-up, non ancora ufficiale però: Richard Christy alla batteria, Shannon Hamm alla chitarra, Scott Clendenin al basso e, per la prima volta, un nuovo cantante: Tim Aymar.
La band però fu messa in pausa per l’uscita di “The Sound of Perseverance” dei Death, in cui compaiono 3 canzoni scritte per i Control Denied.
Finiti i tour per il disco, nel 1999 vede la luce “The Fragile Art of Existence”, disco di debutto della nuova band del musicista e, purtroppo, l’ultimo. Il disco presenta una fortissima componente tecnica, con i virtuosismi più “assurdi” e tecnici che Chuck abbia mai scritto. Il sound meno grezzo e violento, più la voce pulita e clean di Tim conferiscono al disco un’atmosfera più leggera e melodica, ma non assolutamente meno difficile da assimilare e da capire.

Purtroppo, durante la stesura del secondo album dei Control, Chuck scopre nel 1999 di avere un tumore alla gola, in quanto avvertiva dei forti dolori causati dalla pressione di un nervo.
Si sottopone alla chemio, grazie alla quale il linfoma recede, e grazie all’aiuto di altri musicisti riesce a coprire i costi dell’operazione, rimuovendo completamente il tumore.
Continuò a lavorare con la band, ma dopo 2 anni, del 2001, il tumore ritorna, questa volta peggiorando la sua salute. Non avendo fatto nulla dal punto di vista musicale, Schuldiner era al verde, ma MTV organizzò un concerto di beneficenza per raccogliere fondi destinati alla sua cura. Purtroppo tutto questo fu inutile, per via di una polmonite causata dalla sua estrema debolezza, polmonite che lo portò alla morte, il 13 Dicembre del 2001.

Ma Chuck è ancora vivo. Vive attraverso le demo dei Mantas (fortemente ispirate dai Venom, come lui stesso dichiarò in una intervista, cosa che lascia pensare quanto fosse modesto ed umile, anche dopo anni dal loro scioglimento), vive attraverso i seminali album dei Death, e vive attraverso quel tripudio di tecnica che è “The Fragile Art of Existence”.
Anche i suoi ex colleghi continuano a mantenere viva la sua memoria, con concerti tributo, sia ufficiali che non, escono ancora raccolte con alcuni suoi brani e, c’è ancora speranza nel secondo disco dei Control, in quanto gli ex membri della band hanno dichiarato di voler continuare i lavori sul disco, proprio per onorarne la memoria.

“Legs blown off, All hope is lost
A human life is what it cost
Others follow close behind
A real adventure they will find

You will not return alive
Left to die
Suffering until the end
Left to die”
(Left to Die, Leprosy)  

Antonio R. - note biografiche
Silvia S. - recensioni album Death

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